Un territorio tutto da scoprire
Le montagne che fanno da cornice alla Val di Fassa sono la testimonianza molto ben conservata di un singolare ambiente marino evolutosi a latitudini tropicali centinaia di milioni di anni orsono (nella foto in alto resti fossili di animali marini conservati nella roccia, in questo caso gusci di molluschi bivalvi).
Per inquadrare il contesto nel quale tutte queste rocce hanno iniziato a formarsi, le pagine che seguono raccontano la storia geologica della regione dolomitica, il susseguirsi degli eventi che hanno avuto luogo nell'area dell'odierna Val di Fassa e le trasformazioni degli antichi ambienti sedimentari dove nel corso del tempo si sono depositati di volta in volta sia detriti erosi dalla terraferma che altri materiali prodotti direttamente in mare oppure eruttati dai vulcani.
Il risultato finale, cioè il paesaggio modellato in queste rocce, è dato dalla somma degli aspetti geologici e di quelli geomorfologici rappresentati dalle trasformazioni della superficie avvenute più di recente, nel corso delle ere glaciali e soprattutto dopo il quasi completo ritiro dei ghiacciai dall'arco alpino iniziato circa 20.000 anni fa (Ultimo Massimo Glaciale) e conclusosi solo 12.000 anni fa.
Dalla preistoria ad oggi, un intervallo brevissimo se confrontato con i tempi della geologia, il paesaggio si è inoltre arricchito di elementi storici, culturali e infrastrutturali legati alla frequentazione umana di questi luoghi. La presenza dell'uomo si fa risalire ad almeno 9.000 anni fa sulla base dei reperti archeologici rinvenuti presso gli accampamenti dei primi cacciatori mesolitici. Al nomadismo stagionale di questi primi frequentatori fece seguito, molto tempo dopo, l'insediamento in forma stabile di piccole comunità rurali dedite all'allevamento, all'agricoltura e alla silvicoltura, attività non ancora completamente soppiantate dall'attuale economia turistica.
Al di là del valore estetico, che viene immediatamente percepito e perciò è universalmente riconosciuto e apprezzato, il territorio nel suo insieme riveste un'eccezionale valore scientifico. Per poter comprendere e apprezzare anche questo secondo aspetto tutt'altro che marginale, sono richieste però delle conoscenze specifiche che almeno in parte sono reperibili su questo sito. I peculiari aspetti scientifici, naturalistici e paesaggistici sono valsi alle Dolomiti un riconoscimento ufficiale come patrimonio naturale dell'umanità attribuito dall'UNESCO ai gruppi Marmolada, Catinaccio-Sciliar e Latemar. Per quanto riguarda invece i gruppi del Sella e del Sassolungo, direttamente accessibili mediante infrastrutture di trasporto pubblico (impianti a fune), gli esperti hanno ritenuto che non fossero garantiti i necessari requisiti di naturalità e, almeno per il momento, ne sono stati esclusi.
Al di là di queste considerazioni non sempre però l'elemento antropico può essere visto negativamente. La sopravvivenza delle popolazioni in un ambiente naturale reso ostile dalla rigidità del clima e dalla scarsità di risorse è stata possibile per millenni in virtù di un delicato equilibrio, sapientemente costruito, tra le attività umane e i processi spontanei della natura che ha arricchito e non impoverito l'ambiente naturale. Oggi perciò si cerca di contrastare la tendenza all'abbandono delle attività agricole tradizionali incentivando la pratica dell'alpeggio e lo sfalcio dei prati in alta quota. La cosiddetta rinaturalizzazione del territorio favorisce infatti l'espansione del bosco e il conseguente uniformarsi degli ambienti naturali, l'appiattimento del paesaggio e la perdita di alcuni habitat a scapito della biodiversità.
In conclusione si può affermare che la spettacolarità del paesaggio dolomitico è il risultato della combinazione di processi geologici, geomorfologici, biologici e antropici, ognuno dei quali ha dato il suo significativo contributo per realizzare questo magnifico e irripetibile monumento della natura. E' una storia lunghissima iniziata molto prima che l'uomo facesse la sua comparsa sulla Terra e che può essere in parte ricostruita attraverso la lettura e l'interpretazione delle forme del paesaggio e soprattutto degli indizi e delle informazioni registrati nelle rocce, a iniziare dalla documentazione più antica accessibile in superficie che risale a circa 280 milioni di anni fa. Questo viaggio a ritroso nel tempo, alla scoperta degli avvenimenti e dei processi che hanno costruito e plasmato il territorio delle Dolomiti, viene proposto con la convinzione che conoscere l'origine e il significato di queste montagne sia un requisito necessario per una fruizione consapevole del territorio e per un suo utilizzo responsabile. Le Dolomiti e l'ambiente naturale che le caratterizza sono allo stesso tempo patrimonio universale e una risorsa per le comunità locali, perciò un bene da valorizzare, tutelare e conservare per le generazioni future nell'ottica di uno sviluppo sostenibile. E' questo un traguardo che può essere raggiunto solo a partire da una conoscenza
condivisa.
La serie stratigrafica del Latemar è stata oggetto in passato di un acceso dibattito a livello internazionale non ancora del tutto risolto (the Latemar Controversy). Nei primi anni novanta due ricercatori statunitensi misurarono sulla parete del Cimon i singoli spessori di centinaia di coppie di strati di roccia derivata da sedimenti calcarei depositatisi alternativamente in ambiente subtidale e sopratidale come effetto delle variazioni globali del livello marino. Giunsero così alla conclusione che la ciclicità riscontrata a diverse scale temporali ricalcasse la variabilità dei cicli orbitali che influenzano il clima sul pianeta Terra (teoria di Milankovitc). La scoperta ebbe grande risonanza, ma ben presto ci si accorse che l'intervallo temporale rappresentato dalla successione eccedeva di circa 10 milioni di anni lo stesso dato calcolato su base biostratigrafica. Più tardi anche le datazioni radiometriche eseguite su zirconi rinvenuti in livelli magmatici correlabili con le stratificazioni del Latemar confermarono i dati della biostratigrafia. Ognuna delle due scuole di pensiero continua comunque a sostenere la validità delle proprie affermazioni e nessuno è ancora riuscito a trovare una spiegazione per questa discrepanza.
Un approccio sistematico
Comprese tra le scienze naturali, la geologia e più in generale le scienze della Terra studiano il nostro pianeta nei suoi molteplici aspetti raggruppati per comodità nei seguenti ambiti:
geosfera (la Terra solida) di cui fa parte la litosfera che comprende la crosta e la parte più superficiale del mantello;
idrosfera (oceani, ghiacciai, acque superficiali, acque sotterrane);
atmosfera (sottile strato di gas, altre sostanze aeriformi e particelle liquide e solide in sospensione che circonda il globo terrestre).
Della biosfera (l'insieme di tutti gli organismi viventi) si occupa la biologia, mentre alle scienze ambientali compete di analizzare le interazioni che si hanno in prossimità della superficie tra le diverse 'sfere' del pianeta. Gli scambi di materia ed energia che avvengono continuamente tra questi sistemi fisici sono governati da equilibri dinamici estremamente complessi e controllati da un numero enorme di variabili. L'antroposfera, definita come un sottoinsieme della biosfera che include l'uomo, le sue opere e gli effetti sull'ambiente delle attività umane, da alcuni secoli influenza significativamente questi equilibri naturali ed esercita perciò un rilevante impatto sull'ambiente globale.
Lo studio della geosfera riguarda: la mineralogia, la stratigrafia (scienza che cerca di ricostruire la storia del pianeta Terra sulla base delle informazioni registrate nelle rocce), l'individuazione, prevenzione e mitigazione dei rischi connessi alle pericolosità geologiche (eruzioni vulcaniche, terremoti, frane ecc.) e il reperimento delle georisorse. L'atmosfera e l'idrosfera sono oggetto di studio in relazione ai fenomeni idrogeologici, al clima, alla meteorologia e ai cambiamenti climatici.
Il paesaggio infine è dato dall'interazione tra ambiente naturale e opere dell'uomo e di solito viene percepito in maniera soggettiva da ciascuno di noi. Alla componente naturale concorrono la geologia, i processi geomorfologici responsabili del modellamento della superficie terrestre e gli aspetti vegetazionali. La componente antropica si identifica nelle attività di trasformazione, ma anche nell'uso e manutenzione del territorio. Il paesaggio è un elemento culturale, in quanto espressione dello stile di vita, delle tradizioni, della cultura di una popolazione, la cui identità si manifesta anche nel modo in cui trasforma il proprio territorio.
Il collezionismo e la ricerca scientifica dall'800 ad oggi: breve storia di una scoperta.
Agli inizi dell'ottocento la notorietà in campo scientifico dei Monti Pallidi del Tirolo meridionale era legata soprattutto alla ricchezza dei giacimenti di minerali e fossili. Gianbattista Brocchi, studioso originario di Bassano del Grappa, ne fece menzione nella sua opera pubblicata nel 1811 con il titolo 'Memoria mineralogica sulla valle di Fassa in Tirolo. Dal suo racconto si evince che le conoscenze del tempo in merito ai processi geologici che avvengono sotto la superficie terrestre, nelle profondità della crosta e nel mantello, fossero molto limitate. Per cercare alcune risposte ai tanti interrogativi che gli scienziati si ponevano in quel periodo, furono proprio geologi e naturalisti, oltre ai collezionisti di minerali e fossili, i primi frequentatori di queste vallate. Pochi anni più tardi il nobile vicentino Giuseppe Marzari Pencati, anch'egli dedito allo studio delle scienze naturali, in seguito alle sue osservazioni condotte nel territorio di Predazzo intorno al 1818-1819 diede un contributo determinante per dirimere la controversia tra nettunisti e plutonisti circa l'origine dei diversi tipi di rocce e pose quindi le basi su cui potè svilupparsi la geologia moderna.
(da: Geo-Mineralogische Skizzen über einige Täler Tirols, 1848)
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Da allora questa scienza ha fatto passi da gigante, ma le Dolomiti, con i loro spettacolari affioramenti rocciosi, sono oggetto di studio e una palestra per i geologi di tutto il mondo come all'epoca in cui l'albergo Nave d'Oro di Predazzo ospitava i pionieri della geologia. Esse sono un libro aperto per chiunque coltivi un qualche interesse o curiosità verso le scienze della Terra. Nelle sue pagine si possono leggere informazioni che riguardano in generale la storia del nostro pianeta oppure, in ambito locale o regionale, cercare notizie concernenti:
- l'origine delle varie formazioni rocciose,l'evoluzione del clima e degli ambienti naturali del passato (stratigrafia);
- le modificazioni dell'assetto strutturale prodotte dai processi geodinamici endogeni (tettonica);
- le trasformazioni operate dagli agenti esogeni nel modellare la superficie terrestre (geomorfologia).
Presupposto fondamentale è saper leggere e comprendere il linguaggio della natura, ma con qualche aiuto e usando il ragionamento non è affatto difficile, tutto dipende dal livello di approfondimento che si desidera raggiungere. In ogni caso la maggior parte del lavoro è stato fatto da altri e noi disponiamo già delle conoscenze di base e di tutti gli strumenti necessari per poter cimentarsi in questa lettura.
link a: Gruppo mineralogico di Fassa e Fiemme
La successione stratigrafica
E' l'insieme delle unità stratigrafiche, termine che rappresenta concetti differenti a seconda dei casi e dell'aspetto che si vuole considerare:
- unità litostratigrafiche, la cui unità di base è la formazione. Le rocce appartenenti ad una formazione rocciosa sono accomunate da caratteristiche fisico-chimiche oppure dal processo geologico che le ha generate o dal particolare ambiente in cui ciò è avvenuto;
- unità cronostratigrafiche, disposte dal basso verso l'alto, dalla più antica alla più recente, hanno lo stesso nome delle corrispondenti unità di tempo della scala geocronologica, ad es. i sistemi e periodi: Permiano, Triassico, Giurassico e Cretacico; (gli ultimi due in Val di Fassa sono rappresentati parzialmente solo al Piz Bo<è, in cima al Gruppo del Sella).
Le rocce anche diverse tra loro, ma appartenenti ad uno stesso piano, serie o sistema, sono state tutte deposte nel rispettivo intervallo di tempo, un'età, epoca o periodo geologico.
La parte più consistente della successione dolomitica comprende il Permiano, cui appartengono le formazioni continentali delle Vulcaniti atesine o porfidi (supervulcano) e delle Arenarie di Val Gardena (erosione dei porfidi in ambiente semidesertico) più la Formazione a Bellerophon che segna l'ingressione marina (evaporiti seguite da calcari bituminosi), ma soprattutto il Triassico, la cui storia è particolarmente complessa e densa di avvenimenti.
Questo periodo/sistema viene suddiviso in epoche/serie e quindi in età/piani:
- Triassico inferiore (Induano, Olenekiano), ovvero la fase di mare basso a sedimentazione mista terrigeno-carbonatica della Formazione di Werfen;
- Triassico medio (Anisico, Ladinico): insediamento delle prime piattaforme carbonatiche tropicali e di tipo 'mud mound' seguito dagli sconvolgimenti prodotti dall'attività magmatica e dal vulcanismo;
- Triassico superiore (Carnico, Norico, Retico): rinascita dell'arcipelago, riempimento dei bacini intrapiattaforma, ritorno del terrigeno, piana tidale carbonatica, fondali a dune sabbiose.
Anisico, Ladinico e Carnico sono caratterizzati da un estrema variabilità di facies che accosta lateralmente formazioni rocciose tra loro diversissime per origine e proprietà fisico-chimiche. La cosiddetta 'eteropia di facies' associata alle variazioni verticali determina la complessità e particolarità del paesaggio dolomitico.
(Approfondimenti nelle pagine dedicate alla stratigrafia)
colonna stratigrafica delle Dolomiti occidentali
Parte della successione permo-triassica sul versante sud-occidentale del Catinaccio/Rosengarten.
Si può notare il diverso comportamento delle varie formazioni rocciose nei confronti dell'azione erosiva esercitata sul territorio da parte dei cosiddetti 'agenti esogeni', le forze della natura che tendono a smantellare i rilievi tettonici prodotti dalle forze geodinamiche che agiscono invece sotto la superficie. Sono visibili forme create dall'azione dei ghiacciai (circhi glaciali), dalla gravità (falde detritiche) e dalle acque dilavanti (valli, vallecole, depositi eluviali e colluviali).